Urbino_LallaRomano_invitowebUrbino dedica un bel tributo alla figura e al lavoro di Lalla Romano.  Il 27 giugno  alle ore 15.30, nella sede della Casa della Poesia (Via Valerio, 1) sarà inaugurata una mostra molto articolata dal titolo “Immagini dalla penombra. Lalla Romano, avvolgimenti di poesia e pittura” a cura di Vittorio Sgarbi e Antonio Ria.  L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 30 settembre 2018 (orario 10.30 – 12.30 / 15.30 – 19.00. Chiuso il martedì). L’iniziativa è frutto della proficua collaborazione fra l’Amministrazione comunale e l’Accademia di Belle arti di Urbino, a cui ha dato un importante supporto la Fondazione Carlo e Marise Bo.

 

“La presente mostra dei dipinti di Lalla Romano  –scrive Luca Cesari– non dissomiglia da molte altre che per iniziativa di Antonio Ria ravvivano e rinvigoriscono la presenza postuma della grande scrittrice-pittrice; ma, per un altro verso, non assomiglia a nessuna, non solo perché si svolge a Urbino, ma perché approfittando di Urbino, ricompone un dialogo esistenziale e letterario tra i pochi che risalgano alle origini della carriera dell’autrice senza mai esaurirsi per l’intera durata di una vita. Quello con Carlo Bo. La questione della precedenza accordata alla parola poetica (la Romano esordisce con la raccolta di poesie, Fiore nel 1941) o all’immagine pittorica è oziosa, come ci ha ricordato Bo; tanto più nel caso di una relazione biunivoca come quella che si presenta nell’ininterrotto ed esistenziale connubio della poesia (intendendo la parola in senso ampio) con la pittura, come quello presente. Si tratta infatti, di una collimazione più che voluta, prestabilita, quale è propria di personalità che non operano sezioni artificiali nell’unità organica dello spirito. E, in ogni caso, la contiguità di tali mondi, gradualmente incorporati l’uno nell’altro, come ha ben visto Bo, ha dato luogo a quegli auto-rispecchiamenti reciproci e superiori che solo la poesia sa raccontare; e ha lasciato dietro di sé una scia di autocommenti sulla pittura che non contraddice la stessa disposizione nevralgica dell’arte figurativa moderna a rispecchiarsi in diari o in raffinate poetiche. A tal riguardo si può menzionare, tra le opere meno ricordate di Lalla Romano, la breve e brillante traduzione di un estratto dei Diari di Delacroix, pubblicata a Torino nel 1945, nello stesso anno in cui, Luciano Anceschi, pubblicava a Milano la versione dei saggi estetici del grande Romantico (Del variare del bello). Delacroix del resto, era nell’aria. E questo si vede anche nei quadri della Romano, non solo riferiti al tempo”.

“Per tornare alla mostra -aggiunge Cesari- si è dunque ritenuto di presentare e rispecchiare una tal coerenza che l’arte della scrittrice rivendica, comparando il mondo delle parole con quello delle figure, facendo sì che ogni quadro possa essere apprezzato silenziosamente, solo con le sue armi, ma possa anche essere interrogato attraverso poesie finemente scelte da Gabriella d’Ina e pensieri sulla pittura raccolti dal Ria stesso. Infine, affidato a uno spazio tutto proprio, si presenta un ricco ventaglio di giudizi e riflessioni tratte dalle recensioni di Carlo Bo ai libri della Romano dal 1951 alla morte della scrittrice, a cura di Ursula Vogt: omaggio profondo a un’idea di letteratura che ci si augura non per sempre interrotta”.

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