La stretta su bar e ristoranti in Germania mette a rischio 42,6 milioni per le aziende dell’agroalimentare marchigiano. Tanto valeva l’export 2019 dalla nostra regione verso i lander tedeschi, tra i primi consumatori dei prodotti italiani. Proprio la Germania, durante la prima fase dell’emergenza sanitaria, era riuscita a tenere a galla la bilancia degli scambi commerciali internazionali continuando ad acquistare prodotti italiani. È l’esempio del vino. Nel primo semestre 2020, in controtendenza rispetto al dato generale (2,2% in meno del 2019), gli acquisti di vino marchigiano in Germania hanno registrato un +7%. Un settore, quello vitivinicolo, duramente danneggiato dall’emergenza sanitaria: il segno meno è presente negli scambi con Cina, dove il virus ha colpito per primo (–37%), Inghilterra (-10%), Francia (-37%) e Spagna (-32%), ovvero i paesi europei che hanno operato una maggiore stretta sugli spostamenti per contenere i contagi. Senza contare le tensione internazionali con la Russia (-16%). È quanto emerge Coldiretti su dati Istat in occasione dell’inizio del lockdown in Germania, dove la chiusura di bar e ristoranti durerà almeno un mese. A preoccupare sono, in generale, tutte le misure restrittive annunciate per la ristorazione del Vecchio Continente, primo mercato dell’agroalimentare regionale: verso gli stati membri dell’Unione Europea va il 54% delle nostre produzioni. “La situazione di difficoltà sul fronte estero si aggiunge a una contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande pressoché dimezzati a causa delle chiusure del settore horeca anche in Italia con un impatto drammatico sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali – è il commento di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – Le aziende agricole vanno aiutate a superare questo difficile momento con interventi mirati e preparando fin da subito un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy”.

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Francesco Pierucci

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