Per la particolare natura del distretto, molte imprese della provincia sono impegnate su tratte a lunga percorrenza. Per la Cna “Occorre ridurre le imposte del 50% sul costo complessivo alla pompa”

 

PESARO – Il continuo aumento del prezzo del gasolio, che ha raggiunto il 25% in più rispetto ai prezzi dell’anno scorso, sta mettendo in ginocchio le imprese del settore dell’autotrasporto merci. In provincia di Pesaro e Urbino. “Una situazione che si aggrava di giorno in giorno – dice il responsabile provinciale di CNA-FITA, Riccardo Battisti – e che rischia di vanificare i timidi risultati ottenuti nei primi mesi del 2018 che pure registrano un aumento dei fatturati per le imprese del settore”.

“Certo si tratta di una condizione nazionale ma che incide particolarmente sulle imprese della provincia di Pesaro e Urbino che – a causa della natura del distretto produttivo particolarmente vocato al mobile, meccanica e manifattura in genere – si trovano ad operare su tratte a lunga percorrenza con destinazioni spesso oltre 8-900 chilometri. Considerato che un autoarticolato a pieno carico può percorrere tra i 2 e i 3 chilometri con un litro di gasolio, è facile immaginare quali siano i costi sostenuti per la sola voce carburante.

“Occorre -aggiunge Battisti – che l’Italia porti le imposte sul gasolio commerciale da autotrazione sotto il 50% del costo complessivo alla pompa, come già hanno fatto tredici Paesi europei. Solo così potrà essere restituita la necessaria competitività alle imprese del trasporto e all’intero sistema Paese. Uno studio della CNA rileva che, nel mese di maggio, l’Italia ha raggiunto il poco invidiabile secondo posto nella classifica dei prezzi del gasolio commerciale da autotrazione alla pompa più alti d’Europa, alle spalle della Svezia. In fondo alla graduatoria i Paesi, dalla Polonia alla Bulgaria e alla Romania, i cui vettori hanno visto impennare i chilometri percorsi sulle strade europee, con il picco del +55% della Romania”.

Il carburante incide tra il 30 e il 40% sui costi di gestione delle imprese italiane di autotrasporto e il suo continuo andamento al rialzo ha contribuito in maniera determinante al decremento del trasporto merci nazionale, pari al 9,4% negli anni 2013/2016, e alla chiusura di quasi 27mila imprese nel periodo 2008/2017. Imprese sostituite dai vettori esteri che hanno penalizzato il nostro Paese in termini di occupazione, tasse, imposte e contributi.

Al costo industriale del gasolio commerciale da autotrazione in linea con la gran parte dei Paesi europei (l’Italia è 11esima nella relativa graduatoria) corrispondono tassazione e accise pari a ben il 59,19% del prezzo alla pompa, che assegnano al nostro Paese il secondo posto in Europa per maggiore imposizione, alle spalle del Regno Unito. Il Lussemburgo (con il 44,12%) è lo Stato dove sul gasolio commerciale da autotrazione il fisco incide in misura minore, seguito da Polonia, Romania, Bulgaria, Spagna.

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