I carabinieri e la procura di Gela ritengono di aver fatto luce, dopo 27 anni, sulla misteriosa scomparsa di una donna che il marito avrebbe ucciso, occultandone il cadavere, e spacciandone la sparizione come allontanamento volontario. Il presunto assassino, Vincenzo Scudera, 56 anni, che oggi vive a Pesaro, è stato arrestato su ordine del gip per omicidio premeditato e aggravato. L’uomo è ritenuto affiliato al clan Riggio di Riesi. La vittima si chiamava Rosaria Palmieri, il giorno della scomparsa aveva 22 anni, ed era madre di un bambino di 6 anni.
Il femminicidio, “maturato – come ha detto il procuratore, Lucia Lotti – in un ambiente di notevole spessore criminale, di omertà, paura e di rilevante degrado morale”, è emerso dopo tanto tempo perché il figlio della vittima, Filippo, oggi 33enne, si è deciso (convinto dalla propria compagna, che fa l’avvocato a Pesaro) a chiedere, lo scorso anno, la dichiarazione della morte presunta della madre, per poterne ereditare una vecchia proprietà.
Dalle indagini certosine dei carabinieri di Gela è emerso che Scudera aveva una relazione con la cugina della moglie (la figlia del fratello della madre). Relazione scoperta casualmente dalla donna tradita grazie a una lettera dell’amante, arrivata erroneamente a casa, e a una collana, trovata nelle tasche del marito, che pensava destinata a lei ma che invece poi vide addosso alla cugina. Con la inevitabile reazione di gelosia, Rosaria Palmieri avrebbe firmato la sua condanna a morte.
Della vicenda parlano anche tre collaboratori di giustizia.

Questa notte  i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Pesaro Urbino, diretti dal Comandante Provinciale Ten.Col. Marco FILONI, unitamente a personale del Reparto Territoriale Carabinieri di Gela,  hanno tratto in arresto in questo centro, in esecuzione di Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari, Dott. Fabrizio MOLINARI, su richiesta della Procura della Repubblica di Gela,  SCUDERA Vincenzo, classe 1958, ritenuto responsabile di omicidio premeditato ed aggravato per  aver ucciso e sotterrato nell’aprile del 1987 sua moglie PALMIERI Rosaria, all’epoca ventiduenne.

SCUDERA Vincenzo è personaggio già noto nel panorama criminale gelese, abituato a delinquere sin da adolescente, ben presto avvicinatosi alla famiglia mafiosa di Riesi all’epoca capeggiata da Pino CAMMARATA e da RIGGIO Calogero. Tratto in arresto in quanto sospettato di essere l’autore dell’omicidio di EMMANUELLO Crocifisso nel 1988 e successivamente assolto anche grazie alle dichiarazioni di TRUBIA Rosario, già reggente di Cosa nostra gelese ed ora collaboratore di giustizia.

Quando la donna scomparve nessuna denuncia venne presentata dal marito: ai parenti che gli chiedevano notizie, rispondeva che sua moglie era fuggita con un altro uomo.

Pochi giorni dopo la scomparsa, SCUDERA Vincenzo andò però a convivere con la giovane cugina della donna, dando adito a comprensibili sospetti che non si tradussero però mai in input investigativi, in linea con la tradizionale abitudine alla reticenza che caratterizzava la Sicilia profonda di quegli anni.

La riapertura delle indagini è stata innescata da un interessamento del figlio della PALMIERI,  finalizzato ad ottenere una dichiarazione di morte presunta, necessaria per entrare in possesso dei beni di proprietà della madre.

L’interessamento del figlio della scomparsa ha costituito l’occasione per rivisitare una vicenda mai approfondita, ove ben presto ci si è avveduti delle ombre che circondavano l’accaduto.

Le indagini, iniziate nel gennaio di quest’anno e durate sei mesi, finalizzate a chiarire la dinamica sottesa alla scomparsa di PALMIERI Rosaria si sono sviluppate ricorrendo a metodiche investigative tradizionali e anche di tipo tecnico.

Sono stati ascoltati sulla vicenda tutti i familiari della scomparsa, quelli dell’arrestato e gli amici dell’una e dell’altro; le testimonianze raccolte hanno consentito di delineare un quadro indiziario di assoluta gravità, facendo emergere le numerose incongruenze della versione “ufficiale” (quella del marito tradito ed abbandonato dalla moglie) che lo SCUDERA aveva da sempre fornito al figlio e ai familiari più stretti, delineando uno scenario totalmente diverso in base al quale lo SCUDERA avrebbe ucciso la giovane moglie per costruirsi liberamente una vita con la cugina di lei, considerato, tra l’altro, che quest’ultima era rimasta incinta di un figlio nato nei primi mesi dell’anno successivo alla scomparsa di Rosaria.

Accanto a tale quadro informativo sono stati raccolti significativi elementi tramite attività investigative mirate, che hanno confermato quanto emerso nei numerosi interrogatori svolti.

Decisive infine le conferme giunte da alcuni collaboratori di giustizia a conoscenza della vicenda.

Lo SCUDERA è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Pesaro a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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