Il calendario venatorio delle Marche “è stato riconosciuto come il migliore in Italia per la sua strutturazione equilibrata”. Così l’assessore regionale alla Caccia Moreno Pieroni, che spiega: “La Regione aveva già previsto un orario ridotto per un totale di ore complessive inferiore e con un periodo di riposo nelle ore centrali, quelle più calde, importantissimo per molte specie. Questo a testimonianza dell’attenzione della Regione nel rispetto di un prelievo sostenibile e coerente con la normativa”. Il calendario è la sintesi di un documento unitario proposto dalle associazioni venatorie: apertura generale il 17 settembre, si conclude il 26 novembre; preaperture il 2, 3, 6, 9, 10, 11, 13 settembre per alcune specie. La caccia al cinghiale inizia intorno alla metà di ottobre. Il Piano faunistico venatorio viene per la prima volta elaborato dalla Regione Marche a seguito del trasferimento delle competenze in materia di fauna e caccia dalle Provincie alla Regione.

Le risposte delle Regioni all’appello delle associazioni animaliste e alla nota ufficiale dell’Ispra, che suggerisce rilevanti modifiche al calendario venatorio, sono una “presa in giro” che non prevede neppure “il minimo sindacale”: l’eliminazione delle preaperture dopo l’estate-record degli incendi e della siccità. Lo sottolinea in una nota l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista. “La filiera cacciatori–Regioni–governo ha dichiarato guerra alla fauna selvatica del nostro Paese. Ne prendano atto i cittadini e mandino finalmente a casa chi svende a pochi il patrimonio di tutti”.”Quest’estate – sottolinea l’on. Brambilla – è stata caratterizzata da temperature elevatissime, crollo delle precipitazioni e incendi triplicati rispetto alla media del decennio precedente, con un aumento della superficie percorsa dal fuoco del 260 per cento. Tutto ciò ha già causato la morte di almeno 40 milioni di animali, riducendo alcune specie allo stremo. Di che cos’altro c’è bisogno perché si sospenda la caccia? Per chi non si accontenta del buon senso, ora è arrivata anche la certificazione dell’Ispra, solitamente di manica larga con il mondo venatorio, che consiglia alle Regioni di assumere alcuni provvedimenti restrittivi: no alla caccia d’appostamento, rinvio della caccia alle specie acquatiche, divieto di caccia per due anni in tutte le aree colpite dal fuoco. Per tutta risposta le Regioni tutt’al più inventano “ritocchi” ai calendari venatori che riducano al minimo lo stress… delle doppiette.

 

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