Assistiamo sempre più spesso a decisioni di Istituzioni, grandi aziende pubbliche, servizi privati e pubblici essenziali, che adottano in virtù di processi di riorganizzazione, scelte le cui conseguenze producono disagi, disservizi e penalizzazioni, in particolare alle popolazioni delle aree interne della provincia pesarese.

La notizia di POSTE ITALIANE, che congela la chiusura di ben 52 uffici postali nella provincia di Pesaro, per quanto sembra positiva, non porta nulla di buono, preso atto che la distribuzione ed il ritiro della posta, già minato dall’avvento delle moderne tecnologie, sarà rimodulato per giorni alterni.

Questa scelta, produrrà disagi che se nei centri più strutturati può essere compensato da servizi alternativi di operatori privati, nei piccoli comuni montani, sempre più provati dai problematici disservizi del sistema sanitario e dalle recenti chiusure di agenzie di banca e dall’ormai atavica difficoltà dei trasporti, diventa l’ennesima tegola per le già stressate comunità del locali.

Come CISL, siamo convinti che servizi fondamentali, come l’ufficio postale, il presidio sanitario (rappresentato anche da una adeguata presenza dei medici di famiglia), un idoneo servizio di trasporto pubblico, servizi di bancari, la farmacia, presidi di controllo e monitoraggio del territorio, non possono essere considerati secondo la logica della produttività e redditività, ma bensì, strutture primarie per l’esistenza di una comunità oltre che essenziali a qualsiasi inserimento produttivo.

Quando sta avvenendo in questi tempi è estremamente grave perché porta sempre più verso il graduale spopolamento delle comunità montane in favore delle aree costiere, con tutto quello che comporta ovvero l’ingolfamento di queste aree e l’abbandono di interi territori interni con conseguente aggravio del rischio idrogeologico e della perdita di identità culturali e le sue tradizioni.

Il dibattito politico su come rilanciare l’economia provinciale, da tempo, prevede che la ripresa deve passare inevitabilmente dal rilancio del manifatturiero tipico del sistema socio economico con l’integrazione delle eccellenze agro-alimentari, espressione delle aree interne, mentre le scelte che si vanno delineando si indirizzano esattamente nel segno opposto. Con una mano si firma la Carta di Fonte Avellana e con l’altra si svuota di servizi il territorio interno!

Come CISL di Pesaro, Fano, Urbino, riteniamo, che il superamento le attuali difficoltà identitarie nonché economiche ed occupazionali della provincia di Pesaro non possono che passare anche da chiari investimenti su questi fronti ben distinti:

  1. riaffermare una moderna e funzionale sanità e dei servizi socio-sanitari ad essa connessi;
  2. rilanciare, i servizi essenziali come gli Uffici Postali, un sistema trasporti (TPL)  funzionale ai bisogni dei cittadini e riaffermare la presenza delle agenzie di credito quali strumenti essenziali all’economia del territorio;
  3. rilanciare l’economia delle aree interne coniugando turismo ed eccellenze produttive agro-alimentari, valorizzazione del territorio e del patrimonio architettonico ed artistico;
  4. investire nelle reti telematiche quale elemento indispensabile di collegamento con il resto del territorio ed i suoi servizi e di sviluppo.
  5. riqualificare con opere di manutenzione ordinaria e straordinaria la rete viaria oggi particolarmente dissetata nelle zone interne
  6. avviare il progetto delle Aree interne accelerando le misure in esso previste

LA CISL, invita per questo, la Regione, la miracolata Provincia, i comuni e gli Enti montani ad un impegno concreto e determinato in favore delle popolazioni e dei territori montani.

 

Pesaro 30 ottobre 2017

                       

 

                                                                       I responsabili AST Pesaro – Fano – Urbino

                                                                    (M. Andreolini – G. Giovannelli – L. Piccinno)

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