Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro, al termine di una lunga e complessa attività investigativa, ha identificato uno dei più influenti gruppi di hacker informatici (c.d. release group) operanti in Italia e all’estero, specializzato nell’illecita acquisizione di film proiettati in prima visione nelle sale cinematografiche (c.d.
camcording).

Il predetto gruppo, dopo aver elaborato e ottimizzato quanto abusivamente registrato, distribuiva in rete, a fini di lucro, i file video realizzati.
Gli accertamenti, condotti nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Pesaro, sono stati determinanti per collegare i responsabili del camcording alle loro identità digitali e, soprattutto, per ricostruire l’intera filiera distributiva dei video pirata.
Le investigazioni sono state svolte in sinergia con i consulenti tecnici della Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva (F.A.P.AV.) e hanno portato ad eseguire perquisizioni domiciliari in quattro regioni (Marche, Piemonte, Lombardia e Puglia) con il conseguente sequestro di personal computer, smartphone e relativi supporti fisici contenenti oltre
800.000 file.

La successiva analisi di quanto sequestrato ha consentito di scoprire che i pirati informatici, dopo l’acquisizione dei film di successo e delle principali serie televisive trasmesse sui canali delle emittenti pay-per-view, curavano il montaggio e la codifica per il loro caricamento su server adeguatamente dimensionati. I file modificati venivano
pubblicizzati sui siti internet che, previo pagamento, agevolavano il download illegale.
Il gruppo in questione, inoltre, aveva stabilito contatti e collaborazioni significative anche con altri release group esteri, riuscendo così a diversificare le fonti di introito connesse alle abusive registrazioni. I release group più organizzati, oltre ad immettere per primi sulle piattaforme web i file pirata per la conseguente divulgazione online, provvedevano
all’editing e ai sottotitoli dei filmati in lingua originale.
Una volta effettuato l’upload sul web delle opere cinematografiche, gli utenti finali effettuavano il pagamento di quanto dovuto attraverso i normali canali utilizzati per gli acquisti su internet, come ad esempio PayPal, consentendo ai pirati informatici di ottenere lauti e illeciti guadagni.

Nello specifico, secondo il rapporto redatto dai consulenti della Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva (“Analisi d’impatto sulla distribuzione audiovisiva pirata italiana ed estera”), il gruppo degli hacker individuato dalle Fiamme Gialle, denominato FREE/iNCOMiNG, si era affermato, dal 2010 al 2016, come il principale gruppo di rilascio operante sulla scena italiana ed internazionale, anche grazie ai contatti avuti con gruppi esteri ai quali aveva occasionalmente fornito contenuti video illecitamente acquisiti nelle
sale italiane, registrando abusivamente il 66% della quota totale di opere pirata in prima visione immesse su internet.

L’identificazione dei quattro hacker, celati dietro a identità virtuali contraddistinte da numerosi nickname, si è concretizzata nel loro deferimento alla Autorità Giudiziaria per i reati di cui agli artt.110 c.p., 85-bis T.U.L.P.S. e 171-ter, comma 2), lett. a-bis), della legge 633/41 perché, in concorso fra loro, costituendo un release group denominato “FREE/iNCOMiNG”, operavano, ciascuno con le proprie capacità e competenze tecniche, sul territorio nazionale allo scopo di acquisire illecitamente video e/o audio di opere cinematografiche e/o parte di esse tutelate dal copyright, rielaborarle e distribuirle online al fine di lucro.

L’intera attività investigativa, volta non solo a contrastare l’illecito in sala e la distribuzione delle opere, costituisce un innovativo ed efficace modello operativo per la lotta ai gruppi
organizzati dediti al camcording e, nel suo complesso, ha determinato una sostanziale riduzione del fenomeno a livello nazionale.

L’operazione svolta dalle Fiamme Gialle pesaresi si inserisce nella più ampia cornice dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza ad ogni forma di concorrenza sleale e di
illegalità economico-finanziaria, perpetrata anche attraverso l’uso del web.

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