Tante difficoltà per le famiglie nelle Marche: servono politiche più mirate

È stato pubblicato il report definitivo della ricerca “Le famiglie nelle Marche tra crisi e mutamenti – Propensioni, esperienze e differenze territoriali nelle scelte riproduttive dei
marchigiani”promossa dal Forum delle Associazioni Familiari delle Marche. Finanziata dal Consiglio Regionale delle Marche, con un contributo del Dipartimento di Economia, Società,  Politica (DESP) dell’Università di Urbino Carlo Bo, l’indagine è stata condotta dal Centro
Interdisciplinare di Ricerche e Studi su Famiglie, Infanzia e Adolescenza (CIRSFIA) dello stesso ateneo. Con il coordinamento dei professori Guido Maggioni e Eduardo Barberis,
hanno sviluppato l’analisi dei dati i ricercatori Nico Bazzoli, Isabella Quadrelli e Anna Uboldi.
Il rapporto evidenzia significative criticità per le famiglie marchigiane, che sono un problema per tutta la comunità regionale: il calo delle nascite, infatti, è uno dei peggiori in Italia (-
15% in cinque anni). Ogni donna ha in media 1,25 figli (il dato nazionale è pari a 1,32) – un dato lontanissimo dal valore minimo necessario per assicurare il ricambio delle
generazioni (2,1 figli per donna).
Il dato è legato a due fattori: il primo è la difficoltà di uscire dalla famiglia di origine (il 66% dei giovani marchigiani vive con i genitori, contro il 62% a livello nazionale), che comporta anche nascite con genitori sempre meno giovani e il secondo sono le condizioni economiche delle famiglie già formate (con l’erosione del potere d’acquisto evidente negli ultimi anni), che tendono a ritardare la scelta di fare un figlio.
Servono dunque politiche più incisive: certo, la rete dei servizi per la prima infanzia è piuttosto sviluppata, ma il costo delle rette resta un ostacolo per non poche famiglie. Quelle
intervistate nella ricerca mettono in luce il peso dei problemi di conciliazione fra impegni di cura e di lavoro: pesare sui nonni è percepito come un problema; la limitata flessibilità delle organizzazioni (luoghi di lavoro, servizi per l’infanzia) aumenta le difficoltà.
Le famiglie e gli operatori del settore chiedono di investire su tre temi: il sostegno ai giovani per l’acquisizione di un’indipendenza economica; la conciliazione famiglia-lavoro
(flessibilità lavorativa, welfare aziendale, servizi per l’infanzia accessibili); la promozione dell’equità di genere nel lavoro e in famiglia.
Infine una considerazione rispetto all’emergenza Covid-19 che le famiglie marchigiane stanno
vivendo. Le analisi svolte inducono a ritenere che ci sarà un aggravamento delle condizioni di svantaggio. Il vagheggiato baby boom da lockdown sembra essere un mito. Condizioni economiche delle famiglie e difficoltà di conciliazione (si pensi al tema della sospensione dei servizi per l’infanzia, pur in un momento di riavvio delle attività lavorative) tenderanno probabilmente a posticipare la costituzione delle famiglie e la scelta di diventare genitori.

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