E dopo l’alluvione il nuovo sos che parte dalle campagne è legato proprio all’acqua. Quella dei pozzi che l’esondazione ha lasciato pieni di fango, inutilizzabili e neanche recuperabili nell’immediato con le idrovore non bastano per togliere la melma. “La situazione delle aziende agricole è drammatica e questa calamità rischia di essere per molti il colpo di grazia dopo il Covid, i rincari delle materie prime e la crisi attuale – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – servono fondi e una normativa in deroga per semplificare un carico burocratico che, come è oggi, porterebbe alla paralisi totale e quindi all’abbandono del territorio”. I danni, ancora da quantificare, solo per l’agricoltura potrebbero arrivare a centinaia di milioni. Oltre alle colture distrutte ci sono le attrezzature, serre, impianti di irrigazione, trattori e altri mezzi agricoli, laboratori di trasformazione. La conta di allunga anche in prospettiva con il rischio di non riuscire a fare le semine autunnali di orzo, avena e grano, né quelle primaverili. Sui terreni si sono aperte voragini impraticabili per i trattori e si sono accatastati rifiuti di ogni genere. “Gli agricoltori non si tirano indietro e possono ripulirli e aiutarsi tra loro nel farlo, ma in questa situazione di emergenza c’è bisogno di agire in fretta. Siamo senza elettricità, senza acqua e con i campi da ripristinare” conclude la presidente Gardoni.

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