FANO – “L’inizio dei lavori di dragaggio del porto di Fano (Pu) ha rappresentato una boccata d’ossigeno ma adesso occorre puntare sulla liberazione totale dell’infrastruttura dai fanghi”. Lo sostengono Coomarpesca e Lega Pesca Marche tracciando un primo bilancio sulla ripresa delle attività di pesca alla fine del fermo biologico. “L’avvio del dragaggio, all’imboccatura del canale del porto, è stato provvidenziale in questo momento – commentano Marco Pezzolesi, direttore Coomarpesca, e Simone Cecchettini, responsabile regionale Lega Pesca Marche -, un intervento per il quale ringraziamo il sindaco di Fano, Massimo Seri, la Regione Marche e anche il vescovo di Fano, monsignor Armando Trasarti, per l’interesse che ha sempre mostrato a queste problematiche. A sindaco e Regione, però, chiediamo un impegno immediato per continuare a liberare lo scalo fanese e rendere finalmente possibile alla nostra marineria di poter operare con efficienza”.

 

Il dragaggio dei primi 25 mila metri cubi di fanghi, da realizzare in un mese, “è un punto di partenza e non di arrivo – aggiungono Pezzolesi e Cecchettini -, dopo bisognerà subito affrontare l’area della darsena pescherecci perché altrimenti questo primo intervento potrebbe risultare presto quasi inutile. Occorre puntare sull’accessibilità definitiva a tutto il porto e arrivare al più presto a dragare altri 25-30 mila metri cubi di fanghi che potranno finalmente essere portati nella cassa di colmata di Ancona, ora pronta”. Nello spazio portuale dorico dovrebbero essere anche convogliati i 5 mila metri cubi di fanghi stoccati all’interno del porto di Fano e gli altri 15 mila metri cubi che sono fermi nella frazione di Torrette. “Risolta l’emergenza – dicono Pezzolesi e Cecchettini -, auspichiamo che ogni uno o due anni si possano compiere operazioni di dragaggio sistematico per mantenere l’accesso al porto fanese”.

 

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