PESARO – Apertura alla grande per il 68º Festival Nazionale d’Arte Drammatica che inizia con “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov, per la regia di Mario Cipollini ed Antonella Gennari; la commedia, interpretata dalla Compagnia Teatro di Pesaro la Piccola Ribalta, andrà in scena domenica 20 settembre alle 21 al Teatro Rossini.

Si tratta dell’ultima opera teatrale dell’autore russo, rappresentata per la prima volta nel 1904 al Teatro d’Arte di Mosca, sei mesi prima della scomparsa dell’autore, avvenuta per una patologia tubercolare che, a causa dei disturbi respiratori che gli procurava, venne scritta molto lentamente.   Tradotta in molte lingue, è stata rappresentata in tutto il mondo diventando un classico del teatro.  Il lavoro trae origine da alcune esperienze personali dello stesso Cechov, fra le quali  la vendita della casa ove aveva trascorso la propria infanzia, la costante attrazione per la cura del giardinaggio, l’impegno personale profuso per piantare nel proprio giardino dei ciliegi, il provare disagio ed inquietudine tutte le volte che apprendeva notizie relative a disboscamenti a fini industriali, la maturazione della sua particolare passione per l’ecologia, di cui si troverà traccia anche in altre opere, come “Zio Vanja”, tanto che viene considerato il primo autore ecologico d’Europa.

La nobile Liuba torna a casa, dopo aver trascorso alcuni anni all’estero, a Parigi, ove ha condotto un’esistenza lussuosa, vivendo al meglio le sue giornate insieme al suo amante, dilapidando però tutti i propri averi.   L’antica residenza, piena di ricordi familiari, con il meraviglioso giardino dei ciliegi citato pure nei libri di botanica, dovrà essere posta all’asta per cercare di far fronte ai debiti incombenti.  Lopachin, giovane e ricco commerciante che ha fatto strada tutto da solo ed il cui padre era stato servo – quindi, servo lui stesso – nella casa di Liuba, consiglia la padrona di abbattere i ciliegi per lottizzare il giardino, destinandolo alla costruzione di villette.  Sia l’aristocratica Liuba, sia il fratello Gaiev, persona inconcludente che pensa solo a giocare a biliardo, sono recalcitranti.  Celebri le parole di sconforto di Liuba: “Io sono nata qui, ove sono vissuti mio padre, mia madre e mio nonno! Io voglio bene a questa casa, senza il giardino dei ciliegi non capisco più la mia vita, se è proprio necessaria questa vendita, vendete me insieme al giardino!  Ma ormai il destino è segnato.

Sul finire dell’800 in Russia i cambiamenti sociali avevano modificato sensibilmente la vita quotidiana; l’emancipazione dei servi del 1861 aveva consentito  ai vecchi servi della gleba di acquisire un certo benessere ed uno status sociale, mentre gli aristocratici erano andati incontro ad un notevole impoverimento, incapaci di gestire le loro proprietà, senza più l’aiuto gratuito della servitù.  Gli effetti di quella riforma erano ancora molto sentiti al tempo di Cechov, sebbene fossero passati quarant’anni.

Oltre che per la bellezza del lavoro, motivo aggiuntivo per assistere allo spettacolo è il gradito ritorno al Festival di una brava compagnia pesarese, La Piccola Ribalta; la sua presenza al Festival è motivo di orgoglio non solo per gli artisti ma per tutti i pesaresi.

 

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