ll 4 giugno scorso si è tenuta a Pesaro l’assemblea territoriale costituente del Partito Comunista Italiano, in vista del Congresso nazionale che si terrà dal 24 al 26 giugno a Bologna.

I numerosi interventi, hanno mostrato la volontà di distinguere nettamente il nuovo partito da tutte le forze politiche esistenti – sia di governo che di opposizione – in diversa misura tutte responsabili della forte involuzione civile presente nella società e nelle istituzioni e della gestione degradata del paese e dei territori negli ultimi decenni. L’ambizione è quella di porsi in continuità con una grande storia – quella del PCI, da Gramsci a Berlinguer – che non rinuncia, di fronte ai disastri procurati dal capitalismo e dal suo feroce sistema di dominio, a rendere attuali le ragioni e la necessità di una trasformazione politica e sociale rivolta alla costruzione del socialismo assumendo i contributi più rilevanti pervenuti a quella grande storia dalla pratica politica delle donne con cui finora nessun soggetto collettivo ha fatto veramente i conti.

In coerenza con le tesi congressuali, l’assemblea ha sottolineato la volontà di contrastare ” il Pd e i suoi alleati sulla scena nazionale e in ogni territorio, denunciandone l’organicità agli interessi delle classi dominanti” (Tesi 10), rifiutando, anche i progetti, della “sinistra Pd” o della nuova aggregazione di “Sinistra italiana”, fondati sul “rimpianto (a volte esplicito) di un centrosinistra impossibile” (Tesi 10). L’assemblea ha espresso, d’altro canto, la consapevolezza che dei fenomeni di arretramento culturale e di “controllo ideologico” sviluppatisi negli ultimi 25 anni “sono stati complici, sin dagli anni ’90, ampi settori del centrosinistra” (Tesi 13), i quali hanno provveduto ad alimentare sempre più, nel seno della società, una “dimensione ideologico-culturale interclassista” e liberista (Tesi 18) che ha favorito l’incapacità di comprendere i processi in corso tanto a livello planetario, quanto nel paese e nelle singole realtà locali. E’ in questo contesto che va assunta la responsabilità di riorganizzare le soggettività disperse da una politica sempre più servile ai poteri finanziari e all’Unione Europea.

Sempre in coerenza con le tesi congressuali, l’assemblea ha espresso la volontà di conferire al partito, nel solco dei suoi valori fondativi, quella chiara impronta di alternativa al capitalismo rimossa lungo i processi di socialdemocratizzazione e involuzione” della sinistra italiana e del partito comunista (Tesi 19). Il partito intende quindi tornare a far sentire la voce e la presenza dei comunisti nelle scuole, nelle piazze, nelle fabbriche senza permettere, come nel passato, che “un’inclinazione tutta istituzionale indebolisca l’organizzazione dell’iniziativa sociale e politica” (Tesi 19) e mettendo al centro della sua azione quanti continuano a subire una crisi in gran parte pilotata e governata dalle classi dominanti.

In ambito locale questo si dovrà tradurre in un forte contrasto alle politiche moderate e centriste del PD, a partire da quelle sanitarie sviluppate attorno alla costruzione dell’ospedale unico in project financing a Fosso Sejore. Ciò porterà alla cessione della sanità pubblica (o quantomeno di alcuni suoi importanti attività) ad aziende private tese a recuperare al più presto i finanziamenti elargiti e ad intascare in tempi brevi i profitti derivati dagli investimenti fatti. Il tutto nella logica del risparmio finanziario, per il quale la salute costituisce un peso insostenibile da ridurre a tutti i costi smantellando presidi ospedalieri all’interno della provincia, ridimensionando l’offerta delle prestazioni nell’ospedale di Urbino, e riducendo l’assistenza sanitaria d’urgenza “24 ore su 24” alle popolazioni dell’entroterra senza offrire una rete di assistenza medico-sanitaria adeguata, tale da garantire la salute e il benessere delle comunità locali. Allargando la furia privatizzatrice – dopo la scuola e i trasporti – anche alla salute l’entroterra resterà sempre più povero e isolato anche per la scelta sciagurata di 30 anni fa di sopprimere la tratta ferroviaria Fano-Urbino, oggi realisticamente da ripristinare abbandonando le fantasiose idee del PD su una irrealizzabile pista ciclabile.

Per queste ed altre ragioni l’assemblea ha dato mandato agli organismi territoriali del Partito che si formeranno dopo il congresso nazionale, di dare vita ad un’articolata piattaforma di alternativa al governo del PD nei comuni – a partire dal capoluogo – e in Regione.

ASSEMBLEA PROVINCIALE

ASSOCIAZIONE RICOSTRUZIONE PCI – PESARO- URBINO

 

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